Sezione poesia
Giovanni Grasso
Linera di Santa Venerina (CT)
Dialetto siciliano
‘A Paci!
Ogni rancuri s’accheta,
ogni suspiru si riposa,
ogni facci diventa culurata,
ogni vucca, non parra e si sta soda.
Traduzione a cura dell'autore
La Pace!
Ogni rancore si quiesta,
ogni sospiro si riposa,
ogni faccia si ricolma di sorrisi,
ogni lingua non parla, ed è felice.
sabato 23 febbraio 2008
venerdì 22 febbraio 2008
Sezione poesia
Marco Rossi
Soliera (Mo)
Amor del vero
Amor pieno, incrollabile,
un sole intramontabile,
trova la Gioia
sapida d'eterno.
in questo mondo, del naturale,
ahimè! ogni cosa
al suo declino
presta volgare il piede.
A qual nuova, adunque,
di brama sicura
paziente la Gioia
l'orecchio porrà?
Obbietto d'amor e letizia,
invulnerabile Pace,
nel cuor dell'uomo
chiara sorgiva, e fidata.
Quest'è la Fonte
attesa dai secoli,
scavata nei popoli
dagli uomini dello spirito.
Terra del cuore,
Cielo della mente,
s'apre al Mistero
immediato l'Apparire:
"Spirito di verità",
Profonda Sorgente,
Alta Fonte d'eternità
Sacro Sapersi della vita.
Marco Rossi
Soliera (Mo)
Amor del vero
Amor pieno, incrollabile,
un sole intramontabile,
trova la Gioia
sapida d'eterno.
in questo mondo, del naturale,
ahimè! ogni cosa
al suo declino
presta volgare il piede.
A qual nuova, adunque,
di brama sicura
paziente la Gioia
l'orecchio porrà?
Obbietto d'amor e letizia,
invulnerabile Pace,
nel cuor dell'uomo
chiara sorgiva, e fidata.
Quest'è la Fonte
attesa dai secoli,
scavata nei popoli
dagli uomini dello spirito.
Terra del cuore,
Cielo della mente,
s'apre al Mistero
immediato l'Apparire:
"Spirito di verità",
Profonda Sorgente,
Alta Fonte d'eternità
Sacro Sapersi della vita.
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sezione poesia II edizione seconda parte
Sezione poesia
Maria Francesca Carnea
Roma
Pioggia
Questa fonte ora rischiara e disseta
le distese aride di una umanità perduta.
Infinite gocce accomunate nella speranza
nell’anima mia si immergono e... tutto tace
tutto soave in una quiete che confonde
il cielo mare e il mare cielo.
Immersi in questa pace ristora ogni vita
che dà luce alla mente, che disseta ogni arsura
e disperde ogni minuscolo granello
di disumanità.
Scendi pioggia, scendi cielo,
inonda il mare, speranza infondi.
Vita vera è sempre nella sorgente di ogni acqua
speranza infinita di ogni impurità
che purificarsi vuole.
Libera le menti, rischiarane il pensiero,
eterna vita diverrai
Maria Francesca Carnea
Roma
Pioggia
Questa fonte ora rischiara e disseta
le distese aride di una umanità perduta.
Infinite gocce accomunate nella speranza
nell’anima mia si immergono e... tutto tace
tutto soave in una quiete che confonde
il cielo mare e il mare cielo.
Immersi in questa pace ristora ogni vita
che dà luce alla mente, che disseta ogni arsura
e disperde ogni minuscolo granello
di disumanità.
Scendi pioggia, scendi cielo,
inonda il mare, speranza infondi.
Vita vera è sempre nella sorgente di ogni acqua
speranza infinita di ogni impurità
che purificarsi vuole.
Libera le menti, rischiarane il pensiero,
eterna vita diverrai
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sezione poesia II edizione seconda parte
giovedì 21 febbraio 2008
Sezione poesia
Cesare Veschi
Roma
LA GROTTA DE LOURDES
dialetto romano
Er core, a lo sprofonno,
er celo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte me se ignotte.
Prego coll’occhi chiusi
e l’opro ne l’Amore
ner mentre su l’artare
er vino e er pane so innarzati ar celo.
Scopro un silenzio denzo
de nuvole turchine
e alla fine, la grotta
de Lourdes: Maria
m’abbraccica e la notte
sfiata via, nun c’è più.
Se fa strada la pace
d’un pupetto leggero,
sereno, accoccolato
sur petto de Gesù.
Traduzione
a cura dell'autore
LA GROTTA DI LOURDES
Il cuore, nell’abisso
il cielo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte mi inghiotte.
Prego con gli occhi chiusi
e li apro nell’Amore
mentre sull’altare
il vino e il pane sono innalzati al cielo.
Scopro un silenzio denso
di nuvole turchine
e alla fine, la grotta
di Lourdes: Maria
mi abbraccia e la notte
svanisce, non c’è più.
Si fa strada la pace
di un bambino leggero,
sereno, accoccolato
sul petto di Gesù.
Cesare Veschi
Roma
LA GROTTA DE LOURDES
dialetto romano
Er core, a lo sprofonno,
er celo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte me se ignotte.
Prego coll’occhi chiusi
e l’opro ne l’Amore
ner mentre su l’artare
er vino e er pane so innarzati ar celo.
Scopro un silenzio denzo
de nuvole turchine
e alla fine, la grotta
de Lourdes: Maria
m’abbraccica e la notte
sfiata via, nun c’è più.
Se fa strada la pace
d’un pupetto leggero,
sereno, accoccolato
sur petto de Gesù.
Traduzione
a cura dell'autore
LA GROTTA DI LOURDES
Il cuore, nell’abisso
il cielo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte mi inghiotte.
Prego con gli occhi chiusi
e li apro nell’Amore
mentre sull’altare
il vino e il pane sono innalzati al cielo.
Scopro un silenzio denso
di nuvole turchine
e alla fine, la grotta
di Lourdes: Maria
mi abbraccia e la notte
svanisce, non c’è più.
Si fa strada la pace
di un bambino leggero,
sereno, accoccolato
sul petto di Gesù.
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sezione poesia II edizione seconda parte
Sezione poesia
Piero De Vita
Trebisacce (Cosenza)
A BETLEMME TRA GLI UGUALI
(Ad un bimbo israeliano/ Ad un bimbo palestinese)
I
E’ ancora notte
e il silenzio racconta la pena e il dolore.
Dov’è la mia terra si ritrovano uomini e cose.
Dov’è la tua terra si intrecciano bandiere e speranze.
Siamo nello stesso sangue,
figli dello stesso padre
e se a noi giunge l’urlo di Betlemme
allora fa freddo anche a Natale
e il Signore è muto, smarrito nel martirio.
II
Non è l’angolo di pace del mio paese
né gli odori delle nostre calde stanze.
Sono invece sassi e rombi di carri armati
echi di bombe umane.
Sono invece case sventrate.
E brandelli di carne. E lamenti di mamme.
E giovani in guerra tra strisce e spianate
che ricordano il mondo.
E’ ancora notte.
E le ragioni non cambiano le solitudini.
Siamo fatti di stelle e di lune
e di fertili solchi.
Dietro le porte, non più antichi testi e sapienza
ma ferro e fuoco e Chiese ferite.
III
Solo tra gli uguali rimbomba la pace.
E l’uomo rinasce senza odio tra cielo e terra,
tra l’amore e il perdono.
E’ notte e dov’è la tua terra
lì troveremo le nostre orme, il cammino, le nostre mani.
Tra fratelli. Tra sorelle.
Piero De Vita
Trebisacce (Cosenza)
A BETLEMME TRA GLI UGUALI
(Ad un bimbo israeliano/ Ad un bimbo palestinese)
I
E’ ancora notte
e il silenzio racconta la pena e il dolore.
Dov’è la mia terra si ritrovano uomini e cose.
Dov’è la tua terra si intrecciano bandiere e speranze.
Siamo nello stesso sangue,
figli dello stesso padre
e se a noi giunge l’urlo di Betlemme
allora fa freddo anche a Natale
e il Signore è muto, smarrito nel martirio.
II
Non è l’angolo di pace del mio paese
né gli odori delle nostre calde stanze.
Sono invece sassi e rombi di carri armati
echi di bombe umane.
Sono invece case sventrate.
E brandelli di carne. E lamenti di mamme.
E giovani in guerra tra strisce e spianate
che ricordano il mondo.
E’ ancora notte.
E le ragioni non cambiano le solitudini.
Siamo fatti di stelle e di lune
e di fertili solchi.
Dietro le porte, non più antichi testi e sapienza
ma ferro e fuoco e Chiese ferite.
III
Solo tra gli uguali rimbomba la pace.
E l’uomo rinasce senza odio tra cielo e terra,
tra l’amore e il perdono.
E’ notte e dov’è la tua terra
lì troveremo le nostre orme, il cammino, le nostre mani.
Tra fratelli. Tra sorelle.
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sezione poesia II edizione seconda parte
mercoledì 20 febbraio 2008
Sezione poesia
Antonio Medugno
Pompei (Napoli)
AL POETA DELLA PACE
Ti ha lasciato la voce,prima del cuore
e con esso hai continuato ad entrare nell'anima di tutti.
Te ne sei andato in silezio, volando sulle ali del mondo,
come bianca colomba che cerca la sua strada, nel cielo d'aprile.
la Tua più grande poesia, l'hai recitata con immensa umiltà,
con il linguaggio dell'amore, per un mondo di PACE.
Pellegrino di Cristo, hai cambiato la PACE in ogni dove,
hai unito popoli e religioni, portando il VANGELO a tutte le genti.
E su quel balcone vuoto, nel buio della notte i battiti,
sempre più fievoli di un cuore stanco, sono svaniti nell'eterno silenzio.
E nel momento della Tua fine, per un attimo ci siamo sentiti perduti,
poi dal Cielo ci hai teso una mano, a non avere paura, con Cristo vicino.
Per poche ore il mondo, ha conosciuto la PACE universale,
quella che i potenti della Terra, hanno svelato dinnanzi alle Tue spoglie.
E fuori sul sagrato, il vento sfogliava sull'umile bara di cipresso,
le pagine di un antico Vangelo, per trasportarle in un mondo
che piange, ma che...non ha più paura.
Ed allora Ti ho rivisto in ogni volto, tra i giovani giunti da ogni dove,
per offrirti l'ultima, dolcissima carezza, con il Rosario tra le mani,
Verso la Pace e poi...ho pianto in silenzio.
Antonio Medugno
Pompei (Napoli)
AL POETA DELLA PACE
Ti ha lasciato la voce,prima del cuore
e con esso hai continuato ad entrare nell'anima di tutti.
Te ne sei andato in silezio, volando sulle ali del mondo,
come bianca colomba che cerca la sua strada, nel cielo d'aprile.
la Tua più grande poesia, l'hai recitata con immensa umiltà,
con il linguaggio dell'amore, per un mondo di PACE.
Pellegrino di Cristo, hai cambiato la PACE in ogni dove,
hai unito popoli e religioni, portando il VANGELO a tutte le genti.
E su quel balcone vuoto, nel buio della notte i battiti,
sempre più fievoli di un cuore stanco, sono svaniti nell'eterno silenzio.
E nel momento della Tua fine, per un attimo ci siamo sentiti perduti,
poi dal Cielo ci hai teso una mano, a non avere paura, con Cristo vicino.
Per poche ore il mondo, ha conosciuto la PACE universale,
quella che i potenti della Terra, hanno svelato dinnanzi alle Tue spoglie.
E fuori sul sagrato, il vento sfogliava sull'umile bara di cipresso,
le pagine di un antico Vangelo, per trasportarle in un mondo
che piange, ma che...non ha più paura.
Ed allora Ti ho rivisto in ogni volto, tra i giovani giunti da ogni dove,
per offrirti l'ultima, dolcissima carezza, con il Rosario tra le mani,
Verso la Pace e poi...ho pianto in silenzio.
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Sezione poesia
Libera Mastropaolo
Campobasso
Pace
Ho implorato la "pace",
ma nel mondo lei tace;
rugge vendetta la guerra
con parole forti,
quell'orrore che semina morti
che, forse, sul campo di morte,
pronunciato han quel piccolo nome.
Risvegliarsi al mattino,
ripensare a quei morti,
rivedere quell'arma,
quell'uomo che quell'arma ha impugnato
e chiedergli "pace"
per poter perdonare:
smisurato bisogno di tregua,
desiderio di "amore".
Solo con Cristo nel cuore
costruiremo la "pace"
per un momdo migliore.
Libera Mastropaolo
Campobasso
Pace
Ho implorato la "pace",
ma nel mondo lei tace;
rugge vendetta la guerra
con parole forti,
quell'orrore che semina morti
che, forse, sul campo di morte,
pronunciato han quel piccolo nome.
Risvegliarsi al mattino,
ripensare a quei morti,
rivedere quell'arma,
quell'uomo che quell'arma ha impugnato
e chiedergli "pace"
per poter perdonare:
smisurato bisogno di tregua,
desiderio di "amore".
Solo con Cristo nel cuore
costruiremo la "pace"
per un momdo migliore.
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Sezione poesia
Alba Casagrande
Roma
Eco di Bombay ( This Christmas )
Questo Natale scende nel cuore,
nel mondo, in ognuno e
in qualche forma sempre diversa.
Questo Natale pieno di scintillanti
vetrine, di affetti ritrovati
non è che l’eco della buia
notte di Bombay…
Come stridono i denti
digrignati dei poveri,
come è statuaria
la bontà dei ricchi!
Questo Natale riesco a percepire
l’altro suono della vita,
quello che è troppo facile e
comodo far finta di non sentire.
Questo Natale sento chiamare
tutti i nomi di Dio, riuniti
davanti alla grotta i popoli,
per un unico ideale di pace.
Alba Casagrande
Roma
Eco di Bombay ( This Christmas )
Questo Natale scende nel cuore,
nel mondo, in ognuno e
in qualche forma sempre diversa.
Questo Natale pieno di scintillanti
vetrine, di affetti ritrovati
non è che l’eco della buia
notte di Bombay…
Come stridono i denti
digrignati dei poveri,
come è statuaria
la bontà dei ricchi!
Questo Natale riesco a percepire
l’altro suono della vita,
quello che è troppo facile e
comodo far finta di non sentire.
Questo Natale sento chiamare
tutti i nomi di Dio, riuniti
davanti alla grotta i popoli,
per un unico ideale di pace.
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Sezione poesia
Angela Natale
Curti (Caserta)
Stupidi uomini in guerra
Oh stupidi uomini in guerra!
Con le vostre armi mortali vi dilaniate le carni
vi distruggete le vite, vi abbruttite ai miei occhi
vi nutrite solo di odio e di orrore.
Avete liberato le belve più feroci
dai vostri animi e ora siete i loro schiavi,
pronti a saziare le loro malvagità
e la loro ossessione del possesso.
Siete caduti nella spirale perversa
del peccato più abietto, e osate
presentare a me le vostre giustificazioni
in assurde e mistificate preghiere.
Siete solo dei buffoni di corte
che nel giorno intero le dite di tutte
per ingraziarvi il sorriso del re,
ma la notte digrignate i denti
e morsicate la vostra stessa lingua!
Siete i bestemmiatori di tutto l’Universo
che vi guarda attonito e sconcertato;
avete spezzato i fili d’oro che intrecciano
il Disegno Perfetto dell’Amore costante
ed eterno con cui si concepì il tutto.
Quanto tempo ancora, e quanto tempo ancora
servirà per porre riparo ai danni
e per ricostruire di nuovo quel tessuto prezioso
tramato per vestire voi dell’abito della mia Pace!
Quante gocce delle mie lacrime
del più puro cristallo, occorrono,
per lavare le mie pene e annullare gli scempi
nella luce dei diamanti!
Angela Natale
Curti (Caserta)
Stupidi uomini in guerra
Oh stupidi uomini in guerra!
Con le vostre armi mortali vi dilaniate le carni
vi distruggete le vite, vi abbruttite ai miei occhi
vi nutrite solo di odio e di orrore.
Avete liberato le belve più feroci
dai vostri animi e ora siete i loro schiavi,
pronti a saziare le loro malvagità
e la loro ossessione del possesso.
Siete caduti nella spirale perversa
del peccato più abietto, e osate
presentare a me le vostre giustificazioni
in assurde e mistificate preghiere.
Siete solo dei buffoni di corte
che nel giorno intero le dite di tutte
per ingraziarvi il sorriso del re,
ma la notte digrignate i denti
e morsicate la vostra stessa lingua!
Siete i bestemmiatori di tutto l’Universo
che vi guarda attonito e sconcertato;
avete spezzato i fili d’oro che intrecciano
il Disegno Perfetto dell’Amore costante
ed eterno con cui si concepì il tutto.
Quanto tempo ancora, e quanto tempo ancora
servirà per porre riparo ai danni
e per ricostruire di nuovo quel tessuto prezioso
tramato per vestire voi dell’abito della mia Pace!
Quante gocce delle mie lacrime
del più puro cristallo, occorrono,
per lavare le mie pene e annullare gli scempi
nella luce dei diamanti!
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Sezione poesia
Filomena Barletta
Morano Calabro (Cosenza)
dialetto calabro
Rarichi i pecə
Ra n’angulu
i nu jardinu
na vucə m’arrivə
na matina.
Suliju,
pi senti parlè
ra sutta a terra:
“Summu i rarichi,
i rarichi i na chjanta
chjameta pecə,
ra meli cristijeni
tagghjeta.
I quiddra chjanta
mo su’ rimasti sulu
rarichi ‘nfraciruti,
ma no’ cunzumeti
e ancora fatighemu:
cu l’urtumu sucu,
nutrimu
nu jettu,
chi criscennu,
chjenu chjenu,
sarà l’albiru
ra spiranza i creji.”
Filomena Barletta
Morano Calabro (Cosenza)
dialetto calabro
Rarichi i pecə
Ra n’angulu
i nu jardinu
na vucə m’arrivə
na matina.
Suliju,
pi senti parlè
ra sutta a terra:
“Summu i rarichi,
i rarichi i na chjanta
chjameta pecə,
ra meli cristijeni
tagghjeta.
I quiddra chjanta
mo su’ rimasti sulu
rarichi ‘nfraciruti,
ma no’ cunzumeti
e ancora fatighemu:
cu l’urtumu sucu,
nutrimu
nu jettu,
chi criscennu,
chjenu chjenu,
sarà l’albiru
ra spiranza i creji.”
Taduzione a cura dell'autore
Radici di pace
Da un angolo
di un giardino
una voce mi arriva
una mattina.
Ascolto con attenzione,
per sentire parlare
da sotto la terra:
“Siamo le radici,
le radici
di una pianta
chiamata pace,
da cattive persone
tagliata.
Di quella pianta
adesso sono rimaste solo
radici fradice,
ma non distrutte
e ancora lavoriamo:
con l’ultimo umore,
nutriamo
un germoglio,
che crescendo,
piano piano,
sarà l’albero
della speranza di domani.”
lunedì 18 febbraio 2008
GLI ESITI DELLA SECONDA SELEZIONE
Dopo circa tre giorni di consultazioni la Commissione Selezionatrice della seconda edizione del Premio Giovanni Paolo II, si è espressa inviando i dati di questa seconda tornata di selezioni, ossia quelli con scadenza il 12 febbraio 2008.
Riunita sin dal 13 febbraio, alle ore 12:00 ha inviato i dati definitivi alla segreteria nazionale che li ha trasmessi alla Presidenza e all’A.M.I. ente promotore del Premio:
Questi i dati ufficiali:
Partecipanti ufficiali: 642 di cui
Poeti: 543
Pittori: 67
Scultori. 32
Fotografi: 0
Risultano vincitori e viene assegnato il Diploma ad Honorem e la medaglia d’argento.
13 Poeti
03 Pittori
03 Scultori
La scadenza per la terza sessione è per il 18 maggio 2008. A giorni anche per questi vincitori pubblicheremo le loro opere.
.
Riunita sin dal 13 febbraio, alle ore 12:00 ha inviato i dati definitivi alla segreteria nazionale che li ha trasmessi alla Presidenza e all’A.M.I. ente promotore del Premio:
Questi i dati ufficiali:
Partecipanti ufficiali: 642 di cui
Poeti: 543
Pittori: 67
Scultori. 32
Fotografi: 0
Risultano vincitori e viene assegnato il Diploma ad Honorem e la medaglia d’argento.
13 Poeti
03 Pittori
03 Scultori
La scadenza per la terza sessione è per il 18 maggio 2008. A giorni anche per questi vincitori pubblicheremo le loro opere.
.
giovedì 7 febbraio 2008
Domenico Cassese
L’artista presente dopo queste righe è un giovane poeta napoletano che ha partecipato alla prima edizione del Premio Giovanni Paolo II.
Per un’assurda fatalità, per un errore tecnico la sua opera non è stata inserita nel libro che raccoglie le opere vincitrici.
E’ doveroso quindi dargli la giusta soddisfazione, il giusto posto che egli merita, non solo perché gli è stato commesso un torto anche se involontario , ma in quanto la sua opera è una frà le più belle che io abbia letto. Lo stile poetico si apre come se fosse un quadro dipinto da abili mani che usano colori tonici e vitali. L’altalenanza delle emozioni, indotti da versi dolci, suggestionano l’opera di un’atmosfera lucea e trasparente.
Ti rendiamo merito e ti chiedo scusa a nome mio e di tutta l’organizzazione.
Pio Pinto
Presidente Premio Giovanni Paolo II
DOMENICO CASSESE
Nato ad Avellino nel 1986
Frequenta la facoltà di lettere classiche all’Università Federico II di Napoli.
L’amore per lo sport e per la vita si amalgama con intensità nella scrittura e così nel periodo del liceo nasce la sua produzione artistica. Nel 2005 viene selezionato per concorrere all’assegnazione della borsa di studio “Antonio Carbone” e nello stesso anno partecipa al concorso di poesia indetto dall’Associazione “SeseGiorniSette”. Tre delle sue poesie vengono inserite nell’antologia del “Premio Letterario Città di Monza 2005”. Risulta il primo classificato, nella sezione adulti del Premio “Natale 2005”. Nel 2006 è finalista al concorso di poesia “Il dono oltre la bontà” Città di Foligno. Attualmente scrive per il giornale locale di Palma Campania (Na), città dove risiede.
IL GUARDIANO DEL FARO
Per un’assurda fatalità, per un errore tecnico la sua opera non è stata inserita nel libro che raccoglie le opere vincitrici.
E’ doveroso quindi dargli la giusta soddisfazione, il giusto posto che egli merita, non solo perché gli è stato commesso un torto anche se involontario , ma in quanto la sua opera è una frà le più belle che io abbia letto. Lo stile poetico si apre come se fosse un quadro dipinto da abili mani che usano colori tonici e vitali. L’altalenanza delle emozioni, indotti da versi dolci, suggestionano l’opera di un’atmosfera lucea e trasparente.
Ti rendiamo merito e ti chiedo scusa a nome mio e di tutta l’organizzazione.
Pio Pinto
Presidente Premio Giovanni Paolo II
DOMENICO CASSESE
Nato ad Avellino nel 1986
Frequenta la facoltà di lettere classiche all’Università Federico II di Napoli.
L’amore per lo sport e per la vita si amalgama con intensità nella scrittura e così nel periodo del liceo nasce la sua produzione artistica. Nel 2005 viene selezionato per concorrere all’assegnazione della borsa di studio “Antonio Carbone” e nello stesso anno partecipa al concorso di poesia indetto dall’Associazione “SeseGiorniSette”. Tre delle sue poesie vengono inserite nell’antologia del “Premio Letterario Città di Monza 2005”. Risulta il primo classificato, nella sezione adulti del Premio “Natale 2005”. Nel 2006 è finalista al concorso di poesia “Il dono oltre la bontà” Città di Foligno. Attualmente scrive per il giornale locale di Palma Campania (Na), città dove risiede.
IL GUARDIANO DEL FARO
opera di Domenico Cassese partecipante alla prima edizione del Premio
La notte è foriera di sogni e paure
il buio riflette una sola immagine e apre un solo sentiero nel tuo volto.
non vedevo non capivo
cos’era quella fiaccola d’oro che dei suoi raggi mi bagnava il corpo.
Mi chiedevo perché non le sentinelle del mattino
perché noi giovani le aurore…
E Tu collochi al centro della Vita quella sfida
costruendo per noi l’Amore
a piccole grandi dosi.
Il corpo, la tua anima
Il cuore, una fiamma nel vento.
Karol
hai salutato il Mondo quando il palmo della tua mano stringeva forte il dolore
il tuo, più del nostro e
come una fonte ristoratrice hai dato pace all’Umanità
ora, per un attimo eterno, dalla tua sorgente s’esala il fuoco del Suo messaggio.
Amore con sofferenza e quante volte lo hai dimostrato…
Tu che sul dolore fisico accendi il lume esemplare della speranza.
Cosa t’ha insegnato lo sport
cosa la poesia,
che strada ti ha assegnato il Signore?
Forse il sentiero delle tenebre quello che tutti attraversano e
forse il sentiero dell’anima, il bagliore della luce che sempre t’accompagna!
Oh Poeta
quante cose avrei da raccontarti
quanti versi vorrei intrecciare ai tuoi viaggi
alle tue attese
ai tuoi sguardi.
Dentro, la tua corrente mi devasta
i tuoi pensieri mi rapiscono
nel peso specifico del loro essere e
poi che senso avrebbe l’Amore se mai t’avessimo incontrato?
Se mai avessimo conosciuto persone come te?
Voglio ricordarti così
con il dono più profondo che il Signore m’ha fatto
la poesia
che tutto esprime e nulla tace…
“Nei tuoi versi la mia speranza
nei tuoi silenzi i miei conforti
quando la luce del sentiero è così debole
dai fuoco alla mia lampada
nelle notti di incubi
nelle paure del giorno.
Sii sempre lì con in braccio un bambino.
Tu che ami la vita
dai tuoi occhi irradia l’Attesa
Tu che sei la Speranza”
La notte è foriera di sogni e paure
il buio riflette una sola immagine e apre un solo sentiero nel tuo volto.
non vedevo non capivo
cos’era quella fiaccola d’oro che dei suoi raggi mi bagnava il corpo.
Mi chiedevo perché non le sentinelle del mattino
perché noi giovani le aurore…
E Tu collochi al centro della Vita quella sfida
costruendo per noi l’Amore
a piccole grandi dosi.
Il corpo, la tua anima
Il cuore, una fiamma nel vento.
Karol
hai salutato il Mondo quando il palmo della tua mano stringeva forte il dolore
il tuo, più del nostro e
come una fonte ristoratrice hai dato pace all’Umanità
ora, per un attimo eterno, dalla tua sorgente s’esala il fuoco del Suo messaggio.
Amore con sofferenza e quante volte lo hai dimostrato…
Tu che sul dolore fisico accendi il lume esemplare della speranza.
Cosa t’ha insegnato lo sport
cosa la poesia,
che strada ti ha assegnato il Signore?
Forse il sentiero delle tenebre quello che tutti attraversano e
forse il sentiero dell’anima, il bagliore della luce che sempre t’accompagna!
Oh Poeta
quante cose avrei da raccontarti
quanti versi vorrei intrecciare ai tuoi viaggi
alle tue attese
ai tuoi sguardi.
Dentro, la tua corrente mi devasta
i tuoi pensieri mi rapiscono
nel peso specifico del loro essere e
poi che senso avrebbe l’Amore se mai t’avessimo incontrato?
Se mai avessimo conosciuto persone come te?
Voglio ricordarti così
con il dono più profondo che il Signore m’ha fatto
la poesia
che tutto esprime e nulla tace…
“Nei tuoi versi la mia speranza
nei tuoi silenzi i miei conforti
quando la luce del sentiero è così debole
dai fuoco alla mia lampada
nelle notti di incubi
nelle paure del giorno.
Sii sempre lì con in braccio un bambino.
Tu che ami la vita
dai tuoi occhi irradia l’Attesa
Tu che sei la Speranza”
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