Sezione poesia
Antonio Medugno
Pompei (Napoli)
AL POETA DELLA PACE
Ti ha lasciato la voce,prima del cuore
e con esso hai continuato ad entrare nell'anima di tutti.
Te ne sei andato in silezio, volando sulle ali del mondo,
come bianca colomba che cerca la sua strada, nel cielo d'aprile.
la Tua più grande poesia, l'hai recitata con immensa umiltà,
con il linguaggio dell'amore, per un mondo di PACE.
Pellegrino di Cristo, hai cambiato la PACE in ogni dove,
hai unito popoli e religioni, portando il VANGELO a tutte le genti.
E su quel balcone vuoto, nel buio della notte i battiti,
sempre più fievoli di un cuore stanco, sono svaniti nell'eterno silenzio.
E nel momento della Tua fine, per un attimo ci siamo sentiti perduti,
poi dal Cielo ci hai teso una mano, a non avere paura, con Cristo vicino.
Per poche ore il mondo, ha conosciuto la PACE universale,
quella che i potenti della Terra, hanno svelato dinnanzi alle Tue spoglie.
E fuori sul sagrato, il vento sfogliava sull'umile bara di cipresso,
le pagine di un antico Vangelo, per trasportarle in un mondo
che piange, ma che...non ha più paura.
Ed allora Ti ho rivisto in ogni volto, tra i giovani giunti da ogni dove,
per offrirti l'ultima, dolcissima carezza, con il Rosario tra le mani,
Verso la Pace e poi...ho pianto in silenzio.
mercoledì 20 febbraio 2008
Sezione poesia
Libera Mastropaolo
Campobasso
Pace
Ho implorato la "pace",
ma nel mondo lei tace;
rugge vendetta la guerra
con parole forti,
quell'orrore che semina morti
che, forse, sul campo di morte,
pronunciato han quel piccolo nome.
Risvegliarsi al mattino,
ripensare a quei morti,
rivedere quell'arma,
quell'uomo che quell'arma ha impugnato
e chiedergli "pace"
per poter perdonare:
smisurato bisogno di tregua,
desiderio di "amore".
Solo con Cristo nel cuore
costruiremo la "pace"
per un momdo migliore.
Libera Mastropaolo
Campobasso
Pace
Ho implorato la "pace",
ma nel mondo lei tace;
rugge vendetta la guerra
con parole forti,
quell'orrore che semina morti
che, forse, sul campo di morte,
pronunciato han quel piccolo nome.
Risvegliarsi al mattino,
ripensare a quei morti,
rivedere quell'arma,
quell'uomo che quell'arma ha impugnato
e chiedergli "pace"
per poter perdonare:
smisurato bisogno di tregua,
desiderio di "amore".
Solo con Cristo nel cuore
costruiremo la "pace"
per un momdo migliore.
Etichette:
sezione poesia II edizione seconda parte
Sezione poesia
Alba Casagrande
Roma
Eco di Bombay ( This Christmas )
Questo Natale scende nel cuore,
nel mondo, in ognuno e
in qualche forma sempre diversa.
Questo Natale pieno di scintillanti
vetrine, di affetti ritrovati
non è che l’eco della buia
notte di Bombay…
Come stridono i denti
digrignati dei poveri,
come è statuaria
la bontà dei ricchi!
Questo Natale riesco a percepire
l’altro suono della vita,
quello che è troppo facile e
comodo far finta di non sentire.
Questo Natale sento chiamare
tutti i nomi di Dio, riuniti
davanti alla grotta i popoli,
per un unico ideale di pace.
Alba Casagrande
Roma
Eco di Bombay ( This Christmas )
Questo Natale scende nel cuore,
nel mondo, in ognuno e
in qualche forma sempre diversa.
Questo Natale pieno di scintillanti
vetrine, di affetti ritrovati
non è che l’eco della buia
notte di Bombay…
Come stridono i denti
digrignati dei poveri,
come è statuaria
la bontà dei ricchi!
Questo Natale riesco a percepire
l’altro suono della vita,
quello che è troppo facile e
comodo far finta di non sentire.
Questo Natale sento chiamare
tutti i nomi di Dio, riuniti
davanti alla grotta i popoli,
per un unico ideale di pace.
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sezione poesia II edizione seconda parte
Sezione poesia
Angela Natale
Curti (Caserta)
Stupidi uomini in guerra
Oh stupidi uomini in guerra!
Con le vostre armi mortali vi dilaniate le carni
vi distruggete le vite, vi abbruttite ai miei occhi
vi nutrite solo di odio e di orrore.
Avete liberato le belve più feroci
dai vostri animi e ora siete i loro schiavi,
pronti a saziare le loro malvagità
e la loro ossessione del possesso.
Siete caduti nella spirale perversa
del peccato più abietto, e osate
presentare a me le vostre giustificazioni
in assurde e mistificate preghiere.
Siete solo dei buffoni di corte
che nel giorno intero le dite di tutte
per ingraziarvi il sorriso del re,
ma la notte digrignate i denti
e morsicate la vostra stessa lingua!
Siete i bestemmiatori di tutto l’Universo
che vi guarda attonito e sconcertato;
avete spezzato i fili d’oro che intrecciano
il Disegno Perfetto dell’Amore costante
ed eterno con cui si concepì il tutto.
Quanto tempo ancora, e quanto tempo ancora
servirà per porre riparo ai danni
e per ricostruire di nuovo quel tessuto prezioso
tramato per vestire voi dell’abito della mia Pace!
Quante gocce delle mie lacrime
del più puro cristallo, occorrono,
per lavare le mie pene e annullare gli scempi
nella luce dei diamanti!
Angela Natale
Curti (Caserta)
Stupidi uomini in guerra
Oh stupidi uomini in guerra!
Con le vostre armi mortali vi dilaniate le carni
vi distruggete le vite, vi abbruttite ai miei occhi
vi nutrite solo di odio e di orrore.
Avete liberato le belve più feroci
dai vostri animi e ora siete i loro schiavi,
pronti a saziare le loro malvagità
e la loro ossessione del possesso.
Siete caduti nella spirale perversa
del peccato più abietto, e osate
presentare a me le vostre giustificazioni
in assurde e mistificate preghiere.
Siete solo dei buffoni di corte
che nel giorno intero le dite di tutte
per ingraziarvi il sorriso del re,
ma la notte digrignate i denti
e morsicate la vostra stessa lingua!
Siete i bestemmiatori di tutto l’Universo
che vi guarda attonito e sconcertato;
avete spezzato i fili d’oro che intrecciano
il Disegno Perfetto dell’Amore costante
ed eterno con cui si concepì il tutto.
Quanto tempo ancora, e quanto tempo ancora
servirà per porre riparo ai danni
e per ricostruire di nuovo quel tessuto prezioso
tramato per vestire voi dell’abito della mia Pace!
Quante gocce delle mie lacrime
del più puro cristallo, occorrono,
per lavare le mie pene e annullare gli scempi
nella luce dei diamanti!
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Sezione poesia
Filomena Barletta
Morano Calabro (Cosenza)
dialetto calabro
Rarichi i pecə
Ra n’angulu
i nu jardinu
na vucə m’arrivə
na matina.
Suliju,
pi senti parlè
ra sutta a terra:
“Summu i rarichi,
i rarichi i na chjanta
chjameta pecə,
ra meli cristijeni
tagghjeta.
I quiddra chjanta
mo su’ rimasti sulu
rarichi ‘nfraciruti,
ma no’ cunzumeti
e ancora fatighemu:
cu l’urtumu sucu,
nutrimu
nu jettu,
chi criscennu,
chjenu chjenu,
sarà l’albiru
ra spiranza i creji.”
Filomena Barletta
Morano Calabro (Cosenza)
dialetto calabro
Rarichi i pecə
Ra n’angulu
i nu jardinu
na vucə m’arrivə
na matina.
Suliju,
pi senti parlè
ra sutta a terra:
“Summu i rarichi,
i rarichi i na chjanta
chjameta pecə,
ra meli cristijeni
tagghjeta.
I quiddra chjanta
mo su’ rimasti sulu
rarichi ‘nfraciruti,
ma no’ cunzumeti
e ancora fatighemu:
cu l’urtumu sucu,
nutrimu
nu jettu,
chi criscennu,
chjenu chjenu,
sarà l’albiru
ra spiranza i creji.”
Taduzione a cura dell'autore
Radici di pace
Da un angolo
di un giardino
una voce mi arriva
una mattina.
Ascolto con attenzione,
per sentire parlare
da sotto la terra:
“Siamo le radici,
le radici
di una pianta
chiamata pace,
da cattive persone
tagliata.
Di quella pianta
adesso sono rimaste solo
radici fradice,
ma non distrutte
e ancora lavoriamo:
con l’ultimo umore,
nutriamo
un germoglio,
che crescendo,
piano piano,
sarà l’albero
della speranza di domani.”
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