Sezione poesia
Cesare Veschi
Roma
LA GROTTA DE LOURDES
dialetto romano
Er core, a lo sprofonno,
er celo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte me se ignotte.
Prego coll’occhi chiusi
e l’opro ne l’Amore
ner mentre su l’artare
er vino e er pane so innarzati ar celo.
Scopro un silenzio denzo
de nuvole turchine
e alla fine, la grotta
de Lourdes: Maria
m’abbraccica e la notte
sfiata via, nun c’è più.
Se fa strada la pace
d’un pupetto leggero,
sereno, accoccolato
sur petto de Gesù.
Traduzione
a cura dell'autore
LA GROTTA DI LOURDES
Il cuore, nell’abisso
il cielo, senza stelle
e la paura è nera:
la notte mi inghiotte.
Prego con gli occhi chiusi
e li apro nell’Amore
mentre sull’altare
il vino e il pane sono innalzati al cielo.
Scopro un silenzio denso
di nuvole turchine
e alla fine, la grotta
di Lourdes: Maria
mi abbraccia e la notte
svanisce, non c’è più.
Si fa strada la pace
di un bambino leggero,
sereno, accoccolato
sul petto di Gesù.
giovedì 21 febbraio 2008
Sezione poesia
Piero De Vita
Trebisacce (Cosenza)
A BETLEMME TRA GLI UGUALI
(Ad un bimbo israeliano/ Ad un bimbo palestinese)
I
E’ ancora notte
e il silenzio racconta la pena e il dolore.
Dov’è la mia terra si ritrovano uomini e cose.
Dov’è la tua terra si intrecciano bandiere e speranze.
Siamo nello stesso sangue,
figli dello stesso padre
e se a noi giunge l’urlo di Betlemme
allora fa freddo anche a Natale
e il Signore è muto, smarrito nel martirio.
II
Non è l’angolo di pace del mio paese
né gli odori delle nostre calde stanze.
Sono invece sassi e rombi di carri armati
echi di bombe umane.
Sono invece case sventrate.
E brandelli di carne. E lamenti di mamme.
E giovani in guerra tra strisce e spianate
che ricordano il mondo.
E’ ancora notte.
E le ragioni non cambiano le solitudini.
Siamo fatti di stelle e di lune
e di fertili solchi.
Dietro le porte, non più antichi testi e sapienza
ma ferro e fuoco e Chiese ferite.
III
Solo tra gli uguali rimbomba la pace.
E l’uomo rinasce senza odio tra cielo e terra,
tra l’amore e il perdono.
E’ notte e dov’è la tua terra
lì troveremo le nostre orme, il cammino, le nostre mani.
Tra fratelli. Tra sorelle.
Piero De Vita
Trebisacce (Cosenza)
A BETLEMME TRA GLI UGUALI
(Ad un bimbo israeliano/ Ad un bimbo palestinese)
I
E’ ancora notte
e il silenzio racconta la pena e il dolore.
Dov’è la mia terra si ritrovano uomini e cose.
Dov’è la tua terra si intrecciano bandiere e speranze.
Siamo nello stesso sangue,
figli dello stesso padre
e se a noi giunge l’urlo di Betlemme
allora fa freddo anche a Natale
e il Signore è muto, smarrito nel martirio.
II
Non è l’angolo di pace del mio paese
né gli odori delle nostre calde stanze.
Sono invece sassi e rombi di carri armati
echi di bombe umane.
Sono invece case sventrate.
E brandelli di carne. E lamenti di mamme.
E giovani in guerra tra strisce e spianate
che ricordano il mondo.
E’ ancora notte.
E le ragioni non cambiano le solitudini.
Siamo fatti di stelle e di lune
e di fertili solchi.
Dietro le porte, non più antichi testi e sapienza
ma ferro e fuoco e Chiese ferite.
III
Solo tra gli uguali rimbomba la pace.
E l’uomo rinasce senza odio tra cielo e terra,
tra l’amore e il perdono.
E’ notte e dov’è la tua terra
lì troveremo le nostre orme, il cammino, le nostre mani.
Tra fratelli. Tra sorelle.
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